culti misterici dedicati a Diòniso, il dio
dell’ebbrezza liberatoria: in essi i fedeli coralmente intonavano un canto
ritmato accompagnato da danze (di cui rimane traccia nei movimenti del coro
della tragedia classica), il ditirambo. Un giorno, si può supporre, un
fedele più audace o geniale o semplicemente più ebbro degli altri, fingendo di
essere il dio, rispose al coro: era nato l’ypocritès, colui che risponde.
Non ancora l’attore, come lo intendiamo oggi, ma un interlocutore. Il monologo
diventava dialogo. Ci è tramandato dalla tradizione il nome del poeta che per
primo introdusse nel ditirambo la parte “parlata” del solista: Arione di Lesbo,
nel 620 a .
C. Successivamente colui che risponde divenne anche colui che agisce, l’agonista,
l’attore: nasceva il dramma (dal verbo greco drào che significa agire),
l’azione scenica.