Liberismo e Statalismo
La teoria del liberismo (formulata
nella seconda metà del ’700 dall’inglese Adam Smith) sostiene l’importanza
della iniziativa privata e la dottrina del “lasciar fare”, in base alla quale
l’individuo deve avere la massima libertà d’intrapresa, senza che lo Stato
intervenga nelle sue decisioni.
La teoria dello statalismo (derivata
dalle teorie formulate intorno alla metà dell ‘800 da Karl Marx) sostiene che
lo Stato deve diventare padrone di tutti i mezzi di produzione (fabbriche,
terreni agricoli, miniere, imprese commerciali, ecc.) togliendoli ai privati.
Lo Stato, poi, deciderà che cosa e quanto produrre, i prezzi dei prodotti e i
salari dei lavoratori.
In Italia si è arrivati ad un
sistema misto che cerca di contemperare le due teorie.
E non solo a livello economico: è lasciata piena libertà agli individui ma
è previsto anche l’intervento dello Stato, che si riserva una funzione di
indirizzo e di controllo generale. Lo Stato non soffoca l’iniziativa
dell’individuo ma, al tempo stesso, interviene, attraverso alcuni strumenti,
per eliminare le ingiustizie sociali causate da un liberismo applicato senza
limiti e senza controlli.
Due di questi strumenti, tesi ad
avvicinare sempre di più lo Stato alle esigenze del cittadino, sono previsti
dall’art. 5 della Costituzione della Repubblica Italiana.