sabato 5 ottobre 2019

CITTADINANZA E COSTITUZIONE. 2


La culla delle Costituzioni moderne è l’Inghilterra: qui, infatti, vennero promulgate la prime Carte dei Diritti, documenti scritti che limitavano il potere del sovrano e fissavano in modo solenne le libertà e i diritti dei sudditi. La prima fu la Magna Charta Libertatum del 1215, seguita dall’ Habeas Corpus Act, del 1679, e dal Bill of Rights, del 1689, che sono ancora oggi alla base della Costituzione (non scritta) Inglese.
La prima Costituzione scritta in un unico documento è quella degli Stati Uniti d’America, del 1787, che, per la prima volta, stabilisce la divisione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), secondo i principi enunciati dal filosofo francese Montesquieu nella sua opera “Lo spirito delle Leggi”, e che è alla base di ogni sistema democratico moderno.
Nell’ 800, sotto la spinta rivoluzionaria, si ebbero Costituzioni “liberali”, che, però, non erano votate dai sudditi ma concesse dai sovrani, e dunque basate sul principio che tutto il potere appartiene al re, il quale, con un atto di benevolenza, decide di riconoscere ai sudditi alcuni diritti.
E’ questo anche il caso dello Statuto Albertino, la prima Costituzione concessa dal Re Carlo Alberto di Savoia al Regno di Sardegna e divenuto, poi, dal 1861, la Costituzione del Regno d’Italia, fino al 1948. Infatti, il 2 giugno 1946, il popolo italiano, a suffragio universale (votarono, cioè, tutti i cittadini maggiorenni, comprese, per la prima volta, le donne) scelse, attraverso il Referendum Istituzionale, che l’Italia diventasse una Repubblica ed elesse, contemporaneamente, l’Assemblea Costituente, che, dopo circa un anno e mezzo di lavori, approvò la Costituzione della Repubblica Italiana, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948.